Post by ETLUna caldaia da 28 kW (24.000 kcal/h) ha dei i rendimenti medi stagionali
pari a circa 12.190 kCal/h, ossia al 50,8% della potenza nominale.
I rendimenti si misurano in % non in kCal/h !?!?
Post by ETLE tu insisti a dirmi che una caldaia a condensazione con una differenza di
rendimento del 5% a 80/60° riesce a farti risparmiare il 30% di gas metano
all'anno Su un vecchio impianto tradizionale a piastre radianti ????
Scusami ma chi ti ha insegnato a ragionare in questi termini non ha
proprio capito un "bip" dei rendimenti stagionali. Copio ed incollo un
mio vecchio post già pubblicato in questo NG qualche anno fa', tratto
da una mia relazione ispirata da un articolo dell'ing. Socal
(presidente dell'ANTA)
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Chi più, chi meno, tutti i costruttori di caldaie o gruppi termici
dichiarano rendimenti utili superiori al 90% cioè valori
abbondantemente al di sopra dei valori minimi previsti dal DPR 412/93.
In pratica i rendimenti reali , quelli che valgono per tutti i 365
giorni dell’anno, sono per la quasi totalità dei casi enormemente al
di sotto di quanto pomposamente dichiarato. Senza sbugiardare nessuno
ammettiamo due verità e vediamo perchè: Mi valgo di un articolo
pubblicato sul numero 1/96 di MONDOMETANO a cura dell’ing. ROBERTO
SOCAL che periodicamente rimbotta costruttori e progettisti rei di
affossarsi nella superficialità e nella sottocultura della
termotecnica.
Dunque l’ing. Socal richiama l’attenzione tra i diversi tipi di
rendimento: rendimento di combustione, rendimento utile reso
all’acqua e RENDIMENTO MEDIO STAGIONALE DI PRODUZIONE
Il rendimento di combustione è riscontrabile con la semplice analisi
dei fumi, permette di riscontrare la sola corretta taratura
dell’apparecchio e normalmente previa una buona regolazione della
portata del combustibile e dell’aria comburente permette di mostrare
con orgoglio che il rendimento supera il fatidico muro del 90%. Il
rendimento utile all’acqua è già una misurazione riservata
agli “addetti ai lavori” la cui misurazione è possibile solamente
in laboratorio ed è matematicamente rilevabile dalla differenza
tra il rendimento di combustione e le perdite di calore per
irraggiamento e convenzione del generatore di calore stesso. Lo stesso
tipo di rendimento viene anche indicato al 30% del carico nominale;
“spannometricamente” dovrebbe corrispondere al rendimento medio
stagionale ma la verità è ben lontana da quanto sembra. (questi
valori sono dichiarati dal costruttore e sono richiesti nella
compilazione della lg.10/91) Le prove di cui sopra sono sempre
eseguite in laboratorio con temperature, pressioni e depressioni
(quelle del camino) ottimizzate e normalmente ben differenti dalle
condizioni reali di istallazione. Pensiamo alle caldaie
“castigate”, all’esterno a quelle scelte per garantire la
produzione istantanea di acqua calda, a quelle regolate tutto l’anno
a 70°C o più, ecc.
Sommiamo a quanto sopra il fatto che il progettista dimensiona
l’impianto per il periodo più freddo dell’intera stagione ( -5°C)
ben sapendo che tale temperatura si manifesta forse per alcune ore
all’anno. Poi tanto per non rischiare (il cliente freddoloso,
contenziosi, ecc..) si maggiora di un 20% minimo, poi la scelta della
caldaia più piccola in commercio è sempre il doppio di quanto risulta
dal prodotto di tutte queste perverse maggiorazioni: Per ultimo arriva
l’idraulico che per garantire un rubinetto continuo di acqua calda
applica l’empirismo:- con meno di 24.000 kCal/h non si fà niente!
Perciò a fronte di una richiesta massima reale di 6-7 kw viene
istallata una caldaia di 30 kw con la convinzione che la caldaia grossa
scalda prima, perché rende tanto, e che quando si ferma si ferma anche
il contatore del gas. Quindi non consuma! ERRORE MADORNALE!.
Se tutte le caldaie al 100% della potenza rendono in uguale (o quasi)
misura non tutte mantengono gli stessi valori durante il funzionamento
intermittente. Le cause più evidenti oltre alle dispersioni per
irraggiamento e convenzione delle pareti esterne sono: le perdite al
camino dovute al tiraggio della colonna d’aria calda in esso presente
e continuamente alimentata dalle pareti interne della caldaia che
funziona come un convettore, riprendendo le calorie prima cedute
all’impianto. Calorie (nobili) già pagate con le altre perdite di
calore di combustione e di convenzione e di irraggiamento. Tali perdite
aumentano proporzionalmente con la differenza di temperatura tra
l’ambiente esterno (dove è istallata la caldaia) e la temperatura e
quantità del fluido in essa contenuto. Complimenti a chi istalla le
caldaie all’esterno!
Complimenti anche a chi le fa’ lavorare a punto fisso preoccupandosi
più della regolazione della temperatura dopo la valvola miscelatrice
che a quella dell’acqua in caldaia, temendo che la condensa rovini la
caldaia. Queste convinzioni sono spesso supportate dalle politiche dei
costruttori di regolazioni, di accessori ecc. ovviamente preoccupati di
tutelarsi il fatturato, diffondendo quindi gli stessi “antichi”
schemi, senz’altro, collaudati ma anche, volutamente, ignoranti le
nuove tecnologie.
Certo qualcuno dirà sono tutte sciocchezze, cosucce!!. Certo che
sciocchezza su sciocchezza abbiamo messo in piedi un impianto sciocco!
Realizziamo che: una volta eseguito, un impianto è difficilmente
modificabile e resta un maggior costo energetico costante per decine
d’anni. C’è chi, giustamente, fa’ istallare bruciatori
bistadio o meglio modulanti che permetterebbero di far diminuire la
potenza della caldaia con un rapporto di modulazione 1 a 2 o 1 a 3.
Qualcuno riesce (non a chiacchiere) a garantire il regolare
funzionamento con rapporti di modulazione fino 1 a 10 e addirittura 1 a
20.
Resta il fatto che nel 99% degli impianti civili che ho visto in circa
20 anni di attività, questi bruciatori vengono fatti funzionare sempre
a punto fisso come semplice monostadio.
E’ mai possibile che la modulazione della potenza del bruciatore,
importantissima, non venga mai messa in relazione all’effettiva
richiesta climatica dell’impianto.
E’ un problema facilmente risolvibile, tanto che alcuni costruttori
hanno pensato di inserire sistemi di regolazione integrati nel
generatore che permettono tale funzionamento. Comunque per
menefreghismo o per la mancanza di sinergia tra “gli addetti ai
lavori” si schiva un argomento che quando non è suffragato da
prodotti con “serietà a prova di bomba” provoca malfunzionamenti a
breve termine, risolti sbrigativamente by-passando tutti quegli
“aggeggi superflui”. (definizione di molti addetti ai lavori)
Ritornando all’argomento da cui siamo partiti si può anche
determinare l’effettivo rendimento medio stagionale di produzione
analizzando i seguenti dati:
Il rendimento di combustione indicato con c varia dal 90 al 94 %
(media 92%).
Il sovradimensionamento della caldaia, si può misurare facendo il
rapporto tra le ore di funzionamento dell’impianto e quelle di
effettivo funzionamento del bruciatore il che corrisponde al rapporto
tra la potenza del generatore e la potenza media richiesta (ottenuta,
questa, dalla potenza massima dell’impianto (25 - 30 kCal/h/mc
sistema spannometrico) per il fabbisogno medio stagionale (circa 0,55
Pianura Padana e limitrofi). ( S= kW caldaia / kW impianto x 0,55)Il
valore di tale sovradimensionamento S varia da 5 a 10 (media 7,5).
Le perdite a vuoto si possono misurare chiudendo la mandata
dell’impianto e considerando il rapporto tra il consumo orario (in
queste condizioni) x 100 e il consumo orario regolato del bruciatore.
Tale dato detto Po varia da 2 a 8 ( media 5).
Quindi il nostro rendimento medio stagionale di produzione p,
indicato dall’ing. Socal con l’espressione p = c - Po x S.
Applicandola ai valori medi sopra indicati e che potete facilmente e
velocemente verificare di persona otteniamo: p = 92 - 5 x 7,5 = 54,5
!!! questo è il reale rendimento ottenuto alla faccia delle
dichiarazioni, dell’ ISO 9000 e dei marchi CE. E siccome “il DPR
412/93 impone, oltre a disposizioni di sicurezza per non ammazzare il
cittadino, anche di non rubargli il portafoglio (a questo ci pensa il
FISCO) con consumi “da elicottero”, che pertanto il nostro p
deve essere minimo dell’80%.
Per arrivare a tale valore sarebbero necessarie caldaie a modulazione
spinta e con dispersioni Po vicine a 0.
Questo spiega perché esistono caldaie che costano da 3 a 5 volte il
prezzo della solita caldaietta e perchè queste consumano dal 20 al 50%
in meno.
A chi questa spiegazione non ha fornito perlomeno spunto per qualche
dubbio posso consigliare di provarla a casa sua o dalla suocera. Se il
risultato sarà positivo (come lo sarà!) diverrà sostenitore di un
idea giusta. In caso contrario potrà tirarmi la caldaia in testa
invitandomi a cambiare mestiere. Sempre a Vs. disposizione
Post by ETL..... immagino che la zona dove tu operi è .... questo per dirti che la situazione attuale del territorio
Italiano non permette di proporre esclusivamente caldaie a condensazione, e
neanche possiamo fare facili promesse di risparmi 30% di spesa in meno....
Pur se hai azzeccato l'area geografica posso ancora contraddirti
perchè le caldaie a condensazione (serie) hanno il loro migliore
utilizzo proprio in climi temperati dove la potenza media richiesta è
più bassa e l'ampio campo di potenza gli permettono di produrre
rendimenti molto più elevati delle altre.
In pianura padana la temperatura media invernale è di +7°C, in zone
più temperate del centro sud questo valore aumenta notevolmente. Quale
altro luogo può permettere ad una caldaia a condensazione di lavorare
a lungo a carico ridotto e con temperature dei fumi molto basse, quindi
condensando.
In un solo caso la caldaia a condensazione non conviene economicamente:
quando non viene usata o in utenze con consumi di combustibile molto
bassi (<500euro/anno) tanto da non permettere un ammortamento del
maggior costo in tempi veloci; anche se stando al trend dei costi
energetici mi sembra una cosa priva di senso.
Post by ETLMi arrendo quando dici (vedi post precedente) che il tuo lavoro consiste nel
vendere quasi esclusivamente caldaie a condensazione ( Atag infatti non
produce caldaie convenzionali) e quindi non puoi ,ovviamente per scelta
commerciale valorizzare altri prodotti, e non voglio fermarmi a Junkers ci
sono Viessmann, Vaillant ecc.
Dimentichi il "quasi" ... al pari dei concessionari multimarche non ho
sposato nessuno, caldaie a condesazione ne tratto anche di altre marche
al pari di quelle tradizionali che cmq per me rappresentano un mercato
marginale.
Sono convinto che nel caos di un mercato di circa 800.000 pezzi l'anno
costituito da prodotti di scarsa tecnologia, qualità e prezzo, l'unico
modo per qualificarsi sia quello di fare cultura. E' difficile, poco
renumerativo e spesso "umiliante", specie in confronto di chi vende 50
caldaie alla volta con la "spesa" di una telefonata soltanto. Vale
sempre il detto insegnatomi da un vecchio rappresentante del mestiere:
" ricordati sempre che è più facile metterglielo in c... che
metterglielo in testa!" :(
Quanto agli esempi che hai riportato IMHO è dequalificante presentarsi
come leader tecnologico, tanti blablabla ecc. e poi "fare cassetta" con
prodotti che non hanno tecnologicamente nulla in più di Ocean,
Immergas, Ferroli e compagnia bella. Questo anche in considerazione del
fatto che a casa loro certi prodotti si vergognano di proporli mentre
qui si lustrandosi del marchio e ce li passano come "deutch
techologie"; fondi di magazzino di produzioni obsolete fatte per il
terzo mondo, costruite dalle consociate turche e spagnole????
ciao P.